Oltre le gerarchie
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Oltre le gerarchie

In difesa del costituzionalismo sociale

Tania Groppi

  1. 128 pages
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Oltre le gerarchie

In difesa del costituzionalismo sociale

Tania Groppi

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«Gerarchie solidamente stabilite in ogni ambito dell'esistenza non permettono a nessuno, se non in apparenza, di toccare chi sta più in alto, di calare verso chi sta più in basso.Si annidano ovunque nella coscienza degli uomini e determinano il loro comportamento verso gli altri.» Elias Canetti

Fatichiamo a rendercene conto, ma quando parliamo di 'ascensore sociale' che premi i più 'capaci e meritevoli', quando evochiamo il 'paracadute sociale' per i perdenti nella 'gara' della vita, o alludiamo a scalate e arrampicatori, utilizziamo metafore spaziali le cui origini sono antichissime. Così, chi detiene il potere e sta 'sopra' viene sistematicamente definito 'superiore', mentre chi lo subisce, stando 'sotto', è 'inferiore' o 'subalterno'. In sostanza, la metafora spaziale verticale è divenuta la principale forma espressiva del principio di gerarchia che, così, sembra far parte dei processi cognitivi dell'essere umano. Tutto questo ha importanti ripercussioni sulle democrazie liberali. È proprio un processo di polarizzazione che sta mettendo in pericolo il patto sociale che ha retto gli Stati occidentali negli ultimi decenni. Il contributo riequilibratore del diritto è decisivo, in particolare quello che può dare il costituzionalismo sociale del secondo dopoguerra se spogliato di ogni patina gerarchica e valorizzato nella sua dimensione culturale. Perché, anche se a volte lo dimentichiamo, questo è il fine del diritto: contrapporsi alla forza, al privilegio, all'ingiustizia.

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Information

Year
2021
ISBN
9788858145845

I.
Alto e basso: una storia
di oppressori e oppressi

Tutte le distanze che gli uomini
hanno creato intorno a sé
sono dettate dal timore di essere toccati.
Elias Canetti, Massa e potere

In principio era la gerarchia

Ciascun uomo ha un suo posto preciso nel quale si sente sicuro, e con i gesti esprime efficacemente il suo diritto di tener lontano da sé tutto ciò che gli si avvicina. Egli sta come un mulino a vento in un’immensa pianura, pieno d’espressione e mobile: non c’è nulla fino al prossimo mulino. La vita intera, come egli la conosce, è impostata su distanze; la casa in cui egli rinserra se stesso e la sua proprietà, l’incarico che riveste, il rango cui aspira – tutti servono a creare, consolidare, ingrandire distacchi.
Nella sua straordinaria opera Massa e potere, frutto di un’esperienza di vita e di studi che attraversa le tragedie del Novecento, Elias Canetti dedica alcune delle pagine iniziali alle differenze «imposte dal di fuori» (di rango, di condizione, di proprietà), che «pesano sugli uomini» e li spingono a «staccarsi gli uni dagli altri». Proprio per «liberarsi dalle distanze che hanno costruito» e trovare un momentaneo sollievo, essi ambiscono a diventare componenti di una massa in cui «si sentono eguali»1. Continua così Canetti:
Gerarchie solidamente stabilite in ogni ambito dell’esistenza non permettono a nessuno, se non in apparenza, di toccare chi sta più in alto, di calare verso chi sta più in basso. Entro società diverse, queste distanze sono reciprocamente bilanciate in modo diverso. In alcune l’accento sta sulle differenze d’origine, in altre sulle differenze di occupazione o di proprietà. Non è il caso di distinguere singolarmente tali gerarchie. È essenziale notare che esse si trovano dappertutto, che si annidano ovunque nella coscienza degli uomini e determinano il loro comportamento verso gli altri.
Se queste righe testimoniano la grande intuizione di Canetti per cui le disparità vanno ricondotte a una qualche forma di distanza, non c’è bisogno di scomodare le teorie delle élite né i loro critici2 per constatare che la diseguaglianza ha sempre rappresentato la regola all’interno delle società umane – perlomeno fin da quando, con l’avvento dell’agricoltura, sono nate organizzazioni sociali complesse. A detenere il potere, insomma, è sempre stata una ristretta minoranza: potremmo dire che la diseguaglianza è uno dei «doni» della civiltà3.
Certo, gli antropologi ci dicono che, forse, una diversa organizzazione sociale esiste – anzi, esisteva, dato che sono state ormai quasi del tutto annientate, attraverso l’assimilazione o la decimazione – nelle piccole bande di cacciatori e raccoglitori4, ove prevalevano rapporti egualitari, come mostrano gli studi, risalenti alla metà del Novecento, sugli Inuit dell’Artico o sui San del Botswana5. La tendenza a una strutturazione stratificata, però, è senz’altro prevalente: essa ha accomunato gruppi umani molto distanti tra loro nello spazio e nel tempo, a partire dagli antichi imperi delle pianure alluvionali dell’Egitto e della Mesopotamia, passando a quelli degli altopiani delle Ande o del Messico, per arrivare alla Cina, all’Impero Romano, fino a giungere, quasi senza eccezione, alle soglie della modernità6.
Nei secoli, anzi, nei millenni, sono cambiate le modalità per l’accesso al gruppo ristretto degli «eletti» – la leadership, non soltanto politica (che in democrazia è, letteralmente, «eletta»), ma anche economica e intellettuale7 – nonché le sorgenti della loro legittimazione, ovvero la giustificazione delle diseguaglianze. La frattura e la distanza, invece, sono rimaste immutate.
È così che le diseguaglianze della struttura politica e sociale hanno dato luogo a concettualizzazioni basate su riferimenti spaziali. Fatichiamo a rendercene conto, ma quando parliamo di «ascensore sociale» che premi i più «capaci e meritevoli», quando evochiamo il «paracadute sociale» per i perdenti nella «gara» o nel «gioco» della vita8, o alludiamo a scalate e arrampicatori, utilizziamo metafore spaziali le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Un lessico che ci è familiare già a partire dalla letteratura, punteggiata di storie di «ascesa» e «discesa» sociale. Tra le tante, quella di Josiah Bounderby di Coketown, in Tempi difficili di Charles Dickens, «un uomo che non si vantava mai abbastanza del fatto di essersi fatto da sé» e che soleva affermare «non porto mai i guanti, non mi sono arrampicato su per la scala sociale coi guanti indosso; se li avessi avuti non sarei arrivato così in alto»9. I riferimenti alla letteratura sarebbero numerosi, dal Martin Eden dell’omonimo romanzo di London, al Julien Sorel in Il rosso e il nero di Stendhal, fino al Grande Gatsby. Essi punteggiano diversi studi recenti sulla diseguaglianza e la mobilità sociale, che richiamano i personaggi dei romanzi di Jane Austin, o di Honoré de Balzac, ad iniziare da Le Père Goriot10.
Niente di tutto ciò è casuale: organizzare i propri pensieri senza far ricorso a metafore spaziali, infatti, sembra impossibile per l’essere umano. Lo spazio, con le sue diverse dimensioni, il sopra e il sotto, il davanti e il dietro, il dentro e il fuori, la destra e la sinistra, ci offre un luogo per rappresentare i concetti al quale è assai difficile rinunciare. Così, esprimiamo l’uguale con il piano, il livellato, lo spianato11, il giusto (o retto) e l’ingiusto (o lo storto) attraverso, rispettivamente, la linea retta e il segno contorto (pensiamo all’aforisma kantiano sull’uomo come «legno storto»)12. Facendo un’incursione in altre lingue, l’inglese bias, che indica la preferenza ingiustificata, il trattamento diseguale legato a un pregiudizio, incorpora la nozione di obliquità, come ci mostra la sua derivazione etimologica dal provenzale biais, che significa (come l’odierno francese) «obliquo, ad angolo, trasversale, diagonale». Potremmo dire che, attraverso queste metafore, il potere «si fa spazio», ovvero assume una topografia, e che il linguaggio è lo strumento che gli dà un luogo13.
Tra le varie categorie oppositive spaziali che definiscono la positio di un determinato oggetto (davanti/dietro, sopra/sotto, destra/sinistra, vicino/lontano, dentro/fuori)14, quella prevalente – come ci mostra il riferimento alla «scala», nonché alla sua stretta parente, la «piramide» – è la coppia (o diade)15 sopra/sotto, con i suoi derivati, superiore/inferiore, che più frequentemente viene espressa attraverso gli aggettivi alto/basso. Così, chi detiene il potere e sta «sopra» viene sistematicamente definito «superiore», mentre chi lo subisce, stando «sotto», è «inferiore» o «subalterno», e ciò a prescindere dal fatto che si consideri questo ordine di cose giusto, ingiusto, oppure inevitabile, benché i giudizi di valore possano trasparire, come vedremo meglio tra poco, dalle sottili sfumature del linguaggio16.
In sostanza, la metafora spaziale verticale è divenuta la principale forma espressiva del principio di gerarchia, inteso quale principio di ordinazione delle cose attraverso una graduazione asimmetrica, e pertanto diseguale. La gerarchia, insomma, sembra far parte dei processi cognitivi dell’essere umano: un essere che oltre a pensare agisce e, a tale scopo, è chiamato a valutare le priorità, ovvero a dare un ordine ai fini da perseguire17.
L’etimologia della parola «gerarchia» ci porta nell’ambito delle cose sacre. Rintracciabile in tutte le lingue indoeuropee, essa infatti deriva dal tardo greco ἱεραρχία, composto di ἱερός, «sacro», e ἄρχειν, «comandare, presiedere, essere a capo», ed è utilizzata almeno a partire dai trattati Gerarchia celeste e Gerarchia ecclesiastica attribuiti al filosofo neoplatonico del V secolo noto come Dionigi l’Aeropagita, o P...

Table of contents

  1. I. Alto e basso: una storia di oppressori e oppressi
  2. II. La sfida del costituzionalismo sociale
  3. III. Promesse (mantenute e non mantenute)
  4. IV. Per uno Stato costituzionale diffuso
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APA 6 Citation

Groppi, T. (2021). Oltre le gerarchie ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3460535/oltre-le-gerarchie-in-difesa-del-costituzionalismo-sociale-pdf (Original work published 2021)

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Groppi, Tania. (2021) 2021. Oltre Le Gerarchie. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3460535/oltre-le-gerarchie-in-difesa-del-costituzionalismo-sociale-pdf.

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Groppi, T. (2021) Oltre le gerarchie. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3460535/oltre-le-gerarchie-in-difesa-del-costituzionalismo-sociale-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Groppi, Tania. Oltre Le Gerarchie. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2021. Web. 15 Oct. 2022.