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La scuola bloccata
Andrea Gavosto
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- 208 pages
- Italian
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La scuola bloccata
Andrea Gavosto
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Table of contents
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Oggi in Italia uno studente su due non raggiunge un livello adeguato di competenze al termine degli studi. Il sistema scolastico continua a essere solcato da profonde disuguaglianze territoriali, sociali e di genere. La scuola richiede cambiamenti sostanziali su ciò che si insegna, su come si insegna e su chi lo insegna. PerchÊ è cosÏ difficile innovarla?
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Topic
Scienze socialiSubtopic
Cultura popolare1.
La scuola italiana
nel confronto internazionale
1. PerchĂŠ lâistruzione è importante
Prima di discutere pregi e difetti del sistema scolastico italiano, occorre spiegare perchĂŠ è necessario che gli individui e lo Stato investano in istruzione. Lâaffermazione è meno scontata di quel che si possa ritenere: ancora oggi nel nostro paese si discute fra chi â e noi siamo fra questi â ritiene che una delle ragioni della scarsa crescita economica dellâItalia sia un livello inadeguato di competenze e chi invece pensa che il problema sia lâovereducation, ovvero che il sistema educativo porti ad acquisire troppe competenze rispetto alle opportunitĂ offerte dal mercato del lavoro e che, quindi, scuola e universitĂ siano spesso parcheggi â piĂš che investimenti produttivi â per i giovani.
Lâevidenza è indiscutibilmente a favore dellâutilitĂ dello studio. Studiare conviene ai singoli individui, sia per la maggiore probabilitĂ di trovare lavoro sia per la maggiore retribuzione â allâingresso e lungo tutto lâarco della carriera â che un titolo di studio elevato garantisce1: il tasso di rendimento di un anno di istruzione è infatti intorno al 10%, ben superiore a quanto potrebbe fruttare un investimento finanziario o immobiliare2. I vantaggi economici garantiti da un titolo di studio sono quindi ragguardevoli, ma inferiori a quelli medi europei, benchĂŠ la percentuale di laureati nella popolazione italiana sia fra le piĂš basse in Europa: questo dovrebbe rendere i pochi che completano tutto il percorso scolastico e universitario particolarmente âappetibiliâ sul mercato del lavoro.
Il paradosso è stato discusso in vari interventi dal Governatore della Banca dâItalia, Ignazio Visco3: la sua tesi è che il modesto rendimento dellâistruzione terziaria, che discende dalla struttura produttiva italiana dominata da imprese piccole e a conduzione familiare, distoglie le famiglie dallâinvestimento in istruzione, generando un pericoloso circolo vizioso che rallenta lo sviluppo tecnologico ed economico. Câè molto di vero in questa analisi. Tuttavia, a lungo andare, le imprese che non hanno adeguatamente investito in competenze (nel capitale umano, secondo la terminologia degli economisti) finiscono con lâessere estromesse dal mercato o inglobate da aziende piĂš lungimiranti di loro4. Dopo molti decenni di declino della nostra economia, ci si potrebbe attendere che le imprese sopravvissute abbiano appreso la lezione e iniziato a remunerare il personale qualificato in modo adeguato. PoichĂŠ questo non è accaduto, si può avanzare lâipotesi che le competenze dei laureati non siano esattamente quelle necessarie alle imprese per prosperare: di conseguenza, che vi sia un mismatch fra quello che domandano le imprese e quello che offrono scuola e universitĂ .
Studiare â o meglio far studiare â conviene anche allâeconomia. In una serie di lavori, Hanushek e WoessÂman5 mostrano una forte correlazione fra il tasso di crescita medio dellâeconomia su un arco di tempo prolungato e il livello degli apprendimenti nei paesi dellâOcse, misurati attraverso test standardizzati, uguali in tutti i paesi: essi concludono che un ragionevole aumento degli apprendimenti conduce a circa 5 decimi di maggior crescita del Prodotto interno lordo. Se si considera quanto nel dibattito pubblico ci si soffermi di fronte a variazioni di uno o due decimi della crescita del Pil, si possono facilmente cogliere i benefici che un maggiore investimento in capitale umano a livello nazionale potrebbe comportare. Si noti inoltre come questo ramo della letteratura economica metta in luce lâesistenza di un legame fra la crescita economica e gli esiti dei test standardizzati (achievement), anzichĂŠ i titoli di studio raggiunti o gli anni medi di scolaritĂ (attainment): su questo punto ritorneremo parlando del caso italiano6.
I vantaggi dello studio non si limitano alla sfera economica: è infatti noto7 che le persone istruite hanno una speranza di vita piĂš elevata, conducono una vita piĂš sana, sono cittadini piĂš consapevoli e attivi, sono piĂš aperti nei confronti degli altri. Lâinvestimento in conoscenze e competenze è un ingrediente essenziale del benessere collettivo. Difficilmente un paese che abbia un livello di istruzione modesto può oggi prosperare economicamente e stabilire un elevato grado di convivenza civile contando solo sul genius loci e sulla forza delle tradizioni civiche, come successe allâItalia del miracolo economico: tecnologia e globalizzazione richiedono sempre piĂš la capacitĂ di padroneggiare un ampio corpo codificato di conoscenze e competenze, che consenta di applicare i risultati della ricerca, dellâinnovazione e delle tecniche piĂš avanzate.
2. Le caratteristiche del sistema scolastico italiano
Questo paragrafo ha lâobiettivo di descrivere i tratti principali del nostro sistema scolastico, prima di addentrarci nei confronti internazionali8. In Italia lâistruzione è obbligatoria dai 6 anni (prima classe della scuola primaria, o elementare, come era chiamata un tempo) fino ai 16 (tipicamente, il secondo anno della secondaria di secondo grado, o scuola superiore). Anche se lâobbligo scolastico è raggiunto a 16 anni, quello formativo dura fino ai 18: vale a dire che, fino alla maggiore etĂ , chi lavora ha diritto a seguire â e il suo datore di lavoro ha il dovere di fornire â corsi di formazione legati alle attivitĂ svolte.
Tabella 1. Studenti e docenti nellâanno scolastico 2020-21
EtĂ | Livello | Isced 2011 | Ciclo | Studenti1 | Docenti2 |
0-2 | Prima infanzia | 0 | 354.641 | ||
3-5 | Scuola dellâinfanzia | 0 | 1 | 1.383.810 | 86.262 |
6-10 | Primaria | 1 | 1 | 2.549.255 | 239.415 |
11-13 | Secondaria di 1° grado | 2 | 1 | 1.677.446 | 150.691 |
14-18 | Secondaria di 2° grado3 | 3 | 2 | 2.748.240 | 240.115 |
19-21 | Laurea triennale | 6 | 3 | 1.106.316 | 56.053 |
22-23 | Laurea magistrale4 | 7 | 3 | 686.894 | |
10.506.602 | 772.536 |
1 I dati relativi agli studenti della scuola includono sia le scuole statali sia quelle paritarie, ad eccezione della prima infanzia, dove sono considerati solo gli istituti statali. Gli allievi delle scuole paritarie sono complessivamente pari a 851.267, presenti soprattutto nella scuola dellâinfanzia (507.578); nella scuola primaria sono 165.299, nella secondaria di 1° grado 65.330, nella secondaria di 2° grado 113.130. Il numero degli studenti universitari include quelli degli atenei statali e privati, ma non quelli delle universitĂ telematiche.
2 I dati relativi alla scuola si riferiscono solo ai docenti di ruolo; quelli universitari a professori ordinari, associati e ricercatori (a tempo indeterminato e determinato): non è possibile distinguere fra chi insegna nei corsi triennali e chi in quelli magistrali.
3 Esclude lâIstruzione e formazione professionale (IeFP), di competenza regionale.
4 Include 295.130 studenti delle lauree magistrali a ciclo unico.
Fonte: Ministero dellâIstruzione (2020), Open Data Ministero dellâIstruzione e USTAT Ministero dellâUniversitĂ e Ricerca
Nella Tab. 1 sono riassunti i dati relativi allâattuale popolazione scolastica, divisa per livello internazionale9 e per ciclo nazionale. Prima della scuola dellâobbligo, da 0 a 2 anni i bambini possono frequentare i servizi per la prima infanzia (asili nido o classi primavera), tipicamente gestiti dai Comuni o da enti privati diffusi in modo assai difforme nel paese: concentrati nel Nord, quasi assenti al Sud10; dai 3 ai 5 anni hanno a disposizione la scuola dellâinfanzia, che soprattutto nel terzo anno è diventata pressochĂŠ universale, raccogliendo piĂš del 90% della popolazione di quellâetĂ e dove i bambini spesso imparano a leggere e scrivere. A partire dai 6 anni11 inizia la scuola primaria che, co...
Table of contents
- Premessa
- 1. La scuola italiana nel confronto internazionale
- 2. Le politiche scolastiche: che cosa insegnare
- 3. Le politiche scolastiche: chi insegna
- 4. Le politiche scolastiche: come insegnare
- 5. Come sbloccare la scuola
- Conclusioni
- Bibliografia
- Ringraziamenti
Citation styles for La scuola bloccata
APA 6 Citation
Gavosto, A. (2022). La scuola bloccata ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3469859/la-scuola-bloccata-pdf (Original work published 2022)
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Gavosto, Andrea. (2022) 2022. La Scuola Bloccata. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3469859/la-scuola-bloccata-pdf.
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Gavosto, A. (2022) La scuola bloccata. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3469859/la-scuola-bloccata-pdf (Accessed: 15 October 2022).
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Gavosto, Andrea. La Scuola Bloccata. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2022. Web. 15 Oct. 2022.