La scuola bloccata
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La scuola bloccata

Andrea Gavosto

  1. 208 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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La scuola bloccata

Andrea Gavosto

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Oggi in Italia uno studente su due non raggiunge un livello adeguato di competenze al termine degli studi. Il sistema scolastico continua a essere solcato da profonde disuguaglianze territoriali, sociali e di genere. La scuola richiede cambiamenti sostanziali su ciò che si insegna, su come si insegna e su chi lo insegna. Perché è così difficile innovarla?

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Informazioni

Anno
2022
ISBN
9788858149065

1.
La scuola italiana
nel confronto internazionale

1. Perché l’istruzione è importante

Prima di discutere pregi e difetti del sistema scolastico italiano, occorre spiegare perché è necessario che gli individui e lo Stato investano in istruzione. L’affermazione è meno scontata di quel che si possa ritenere: ancora oggi nel nostro paese si discute fra chi – e noi siamo fra questi – ritiene che una delle ragioni della scarsa crescita economica dell’Italia sia un livello inadeguato di competenze e chi invece pensa che il problema sia l’overeducation, ovvero che il sistema educativo porti ad acquisire troppe competenze rispetto alle opportunità offerte dal mercato del lavoro e che, quindi, scuola e università siano spesso parcheggi – più che investimenti produttivi – per i giovani.
L’evidenza è indiscutibilmente a favore dell’utilità dello studio. Studiare conviene ai singoli individui, sia per la maggiore probabilità di trovare lavoro sia per la maggiore retribuzione – all’ingresso e lungo tutto l’arco della carriera – che un titolo di studio elevato garantisce1: il tasso di rendimento di un anno di istruzione è infatti intorno al 10%, ben superiore a quanto potrebbe fruttare un investimento finanziario o immobiliare2. I vantaggi economici garantiti da un titolo di studio sono quindi ragguardevoli, ma inferiori a quelli medi europei, benché la percentuale di laureati nella popolazione italiana sia fra le più basse in Europa: questo dovrebbe rendere i pochi che completano tutto il percorso scolastico e universitario particolarmente “appetibili” sul mercato del lavoro.
Il paradosso è stato discusso in vari interventi dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco3: la sua tesi è che il modesto rendimento dell’istruzione terziaria, che discende dalla struttura produttiva italiana dominata da imprese piccole e a conduzione familiare, distoglie le famiglie dall’investimento in istruzione, generando un pericoloso circolo vizioso che rallenta lo sviluppo tecnologico ed economico. C’è molto di vero in questa analisi. Tuttavia, a lungo andare, le imprese che non hanno adeguatamente investito in competenze (nel capitale umano, secondo la terminologia degli economisti) finiscono con l’essere estromesse dal mercato o inglobate da aziende più lungimiranti di loro4. Dopo molti decenni di declino della nostra economia, ci si potrebbe attendere che le imprese sopravvissute abbiano appreso la lezione e iniziato a remunerare il personale qualificato in modo adeguato. Poiché questo non è accaduto, si può avanzare l’ipotesi che le competenze dei laureati non siano esattamente quelle necessarie alle imprese per prosperare: di conseguenza, che vi sia un mismatch fra quello che domandano le imprese e quello che offrono scuola e università.
Studiare – o meglio far studiare – conviene anche all’economia. In una serie di lavori, Hanushek e Woess­man5 mostrano una forte correlazione fra il tasso di crescita medio dell’economia su un arco di tempo prolungato e il livello degli apprendimenti nei paesi dell’Ocse, misurati attraverso test standardizzati, uguali in tutti i paesi: essi concludono che un ragionevole aumento degli apprendimenti conduce a circa 5 decimi di maggior crescita del Prodotto interno lordo. Se si considera quanto nel dibattito pubblico ci si soffermi di fronte a variazioni di uno o due decimi della crescita del Pil, si possono facilmente cogliere i benefici che un maggiore investimento in capitale umano a livello nazionale potrebbe comportare. Si noti inoltre come questo ramo della letteratura economica metta in luce l’esistenza di un legame fra la crescita economica e gli esiti dei test standardizzati (achievement), anziché i titoli di studio raggiunti o gli anni medi di scolarità (attainment): su questo punto ritorneremo parlando del caso italiano6.
I vantaggi dello studio non si limitano alla sfera economica: è infatti noto7 che le persone istruite hanno una speranza di vita più elevata, conducono una vita più sana, sono cittadini più consapevoli e attivi, sono più aperti nei confronti degli altri. L’investimento in conoscenze e competenze è un ingrediente essenziale del benessere collettivo. Difficilmente un paese che abbia un livello di istruzione modesto può oggi prosperare economicamente e stabilire un elevato grado di convivenza civile contando solo sul genius loci e sulla forza delle tradizioni civiche, come successe all’Italia del miracolo economico: tecnologia e globalizzazione richiedono sempre più la capacità di padroneggiare un ampio corpo codificato di conoscenze e competenze, che consenta di applicare i risultati della ricerca, dell’innovazione e delle tecniche più avanzate.

2. Le caratteristiche del sistema scolastico italiano

Questo paragrafo ha l’obiettivo di descrivere i tratti principali del nostro sistema scolastico, prima di addentrarci nei confronti internazionali8. In Italia l’istruzione è obbligatoria dai 6 anni (prima classe della scuola primaria, o elementare, come era chiamata un tempo) fino ai 16 (tipicamente, il secondo anno della secondaria di secondo grado, o scuola superiore). Anche se l’obbligo scolastico è raggiunto a 16 anni, quello formativo dura fino ai 18: vale a dire che, fino alla maggiore età, chi lavora ha diritto a seguire – e il suo datore di lavoro ha il dovere di fornire – corsi di formazione legati alle attività svolte.
Tabella 1. Studenti e docenti nell’anno scolastico 2020-21
Età
Livello
Isced
2011
Ciclo
Studenti1
Docenti2
0-2
Prima infanzia
0
354.641
3-5
Scuola dell’infanzia
0
1
1.383.810
86.262
6-10
Primaria
1
1
2.549.255
239.415
11-13
Secondaria di 1° grado
2
1
1.677.446
150.691
14-18
Secondaria di 2° grado3
3
2
2.748.240
240.115
19-21
Laurea triennale
6
3
1.106.316
56.053
22-23
Laurea magistrale4
7
3
686.894
10.506.602
772.536
1 I dati relativi agli studenti della scuola includono sia le scuole statali sia quelle paritarie, ad eccezione della prima infanzia, dove sono considerati solo gli istituti statali. Gli allievi delle scuole paritarie sono complessivamente pari a 851.267, presenti soprattutto nella scuola dell’infanzia (507.578); nella scuola primaria sono 165.299, nella secondaria di 1° grado 65.330, nella secondaria di 2° grado 113.130. Il numero degli studenti universitari include quelli degli atenei statali e privati, ma non quelli delle università telematiche.
2 I dati relativi alla scuola si riferiscono solo ai docenti di ruolo; quelli universitari a professori ordinari, associati e ricercatori (a tempo indeterminato e determinato): non è possibile distinguere fra chi insegna nei corsi triennali e chi in quelli magistrali.
3 Esclude l’Istruzione e formazione professionale (IeFP), di competenza regionale.
4 Include 295.130 studenti delle lauree magistrali a ciclo unico.
Fonte: Ministero dell’Istruzione (2020), Open Data Ministero dell’Istruzione e USTAT Ministero dell’Università e Ricerca
Nella Tab. 1 sono riassunti i dati relativi all’attuale popolazione scolastica, divisa per livello internazionale9 e per ciclo nazionale. Prima della scuola dell’obbligo, da 0 a 2 anni i bambini possono frequentare i servizi per la prima infanzia (asili nido o classi primavera), tipicamente gestiti dai Comuni o da enti privati diffusi in modo assai difforme nel paese: concentrati nel Nord, quasi assenti al Sud10; dai 3 ai 5 anni hanno a disposizione la scuola dell’infanzia, che soprattutto nel terzo anno è diventata pressoché universale, raccogliendo più del 90% della popolazione di quell’età e dove i bambini spesso imparano a leggere e scrivere. A partire dai 6 anni11 inizia la scuola primaria che, co...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. 1. La scuola italiana nel confronto internazionale
  3. 2. Le politiche scolastiche: che cosa insegnare
  4. 3. Le politiche scolastiche: chi insegna
  5. 4. Le politiche scolastiche: come insegnare
  6. 5. Come sbloccare la scuola
  7. Conclusioni
  8. Bibliografia
  9. Ringraziamenti
Stili delle citazioni per La scuola bloccata

APA 6 Citation

Gavosto, A. (2022). La scuola bloccata ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3469859/la-scuola-bloccata-pdf (Original work published 2022)

Chicago Citation

Gavosto, Andrea. (2022) 2022. La Scuola Bloccata. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3469859/la-scuola-bloccata-pdf.

Harvard Citation

Gavosto, A. (2022) La scuola bloccata. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3469859/la-scuola-bloccata-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Gavosto, Andrea. La Scuola Bloccata. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2022. Web. 15 Oct. 2022.