Poesie (1980-1992)
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Poesie (1980-1992)

e altre poesie

Valerio Magrelli

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Poesie (1980-1992)

e altre poesie

Valerio Magrelli

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Ora serrata retinae (Feltrinelli, 1980), Nature e venature (Mondadori, 1987), Esercizi di tiptologia (Mondadori, 1992): raccogliendo in un unico volume i suoi tre libri di poesia e i versi piĂč recenti, Valerio Magrelli presenta il bilancio complessivo di una ricerca tra le piĂč originali degli ultimi anni. Una ricerca che ha i suoi punti fermi e le sue continuitĂ  - la visione esatta e nello stesso tempo deformante, l'umoralitĂ  distanziata e sospesa, la quotidianitĂ  che si accende alla riflessione filosofica, l'ironia come affondo nella natura delle cose piĂč che come schermo pudico - ma non manca di un profondo dinamismo. Se Nature e venature aveva accumulato una fitta rete intertestuale sulla poetica percettiva e autopercettiva di Ora serrata retinae, con Esercizi di tiptologia entra in campo anche un franco diarismo in versi e in prosa, a «sporcare» il dettato dell'autore, a scandargliarne le intermittenze della mente e del corpo in una compresenza di alto e basso letterario. E gli ultimi testi, pochi e selezionati ma di grande rilievo, annunciano giĂ  nuove direzioni verso un tipo di poesia che concentri e mimetizzi l'affresco epocale in una cifra divertita e amara, o addirittura verso generi mai prima sperimentati, come il poemetto-filastrocca sulla paternitĂ  che significativamente conclude in forma aperta l'intero libro.

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Information

Publisher
EINAUDI
Year
2016
ISBN
9788858423189
Subtopic
Poetry

Nature e venature

La forma della casa

I.

In una camera
c’ù la fontana
dove perpetuamente
scorre l’acqua.
Sorgente di clausura
abitacolo freddo
lacustre
sede settentrionale.

II.

Dispensa mai fu donato
piĂș appropriato nome.
Cuore del cibo posto
nel cuore della casa
come il motore immobile
delle cosmologie.
Tabernacolo luogo
alimentare e segreto.

III.

La cucina Ăš gremita di oggetti
e veramente puĂČ sembrare un bosco.
Ogni pianta Ăš al suo posto
sorge lĂ  dove Ăš messa
con pazienza infinita riposa.
Pensate alle cose
alla flora
metallica delle posate.

IV.

Lampada fluorescente
lume pomeridiano che in campagna
precede il temporale
lo apparecchia
e arresta il giorno nella rotazione
della controra
fermo sul filo
come un saltatore.
La sala da pranzo Ăš deserta
fissata da uno sguardo.

V.

Resuscita nel numero
perpendicolare
treno sospeso anima
che solamente sale
senza orizzonte.

VI.

L’acqua che attende nelle condutture
ferma come una bestia nella tana.
La casa nella casa
ù questa casa d’acqua.
Circumvicina e immobile
temporale sospeso.

VII.

Santa eguaglianza
della notte domestica
solo termine noto che permette
di sciogliere l’incognita del giorno.
Ed ecco il sonno
corona matematica.

VIII.

Sembra quasi che tutta la natura
voglia dare le spalle alla luce
– si volge le oppone il suo corpo –
nell’abbraccio proteggere il pallore.
Gli oggetti nascondono il volto
coltivano curvi ciascuno la sua ombra
come se l’ombra fosse il loro nome.

IX.

Piroscafo casa di fuoco
calafatata e alta
entra nell’acqua
come un santo battista.

La febbre

I.

Sale sempre da un lato
forse da meridione,
inavvertita ancora.
Ma giĂ  confonde il sonno
ne altera le linee ed il tessuto
preme da sotto
forma nuove pieghe.
E infine si introduce nell’aureola
luccicante del sangue e delle vene
dentro la loro ramificazione.
Questa Ăš la grande estate.
Come nel suo solstizio
tutte le membra volano verso la luce. Sale
la temperatura della terra.

II.

La febbre mi solleva verso il caldo
come una leva che per fulcro avesse
il mio polso sinistro.
Qui sta il numero
esatto di quei battiti
da cui sono infiammato
e che mi fanno alzare nella notte
come un drago cinese
di carta
incandescente ed istoriato.

III.

In alto, in alto ancora.
Oppure assisto solo a questo ascendere
senza parteciparvi.
Ora sono la pietra refrattaria
messa nel focolare
per trattenere il massimo calore,
inerte, silenziosa ed irraggiante
un castone di fuoco
che nel buio arde morto.

IV.

Poi tutto questo cessa,
termina la corrente ascensionale.
Lascio la verticale del mercurio
la sua strada ferrata, le catene
montuose,
lascio il metallo, lascio le miniere
e il braciere sepolto,
il giacimento
notturno, la matrice del calore.
Lascio, lasciato, lasciami.

Amori

Ogni volto fotografato
ù un’immagine bellica,
il punto di tangenza
tra l’aereo nemico e la nave
nell’attimo che precede l’esplosione.
Fermo nell’istantanea,
nel contatto flagrante tra due sguardi
immolato, ripreso
mentre le fiamme covano giĂ 
nella fusoliera crescendo
dentro i suoi tratti, vive
soltanto il tempo necessario
a compiere la missione del ricordo.
Che cosa sono i gessi di Pompei,
calchi, prototipi o statue?
Forse piante,
le piante ruderali,
che sorgono dalla rovina di una forma
e scelgono una curva,
un invaso di pietra
come luogo della loro fioritura.

Fibonacci

Osservo il panorama della fronte
nella sua piena nuditĂ ,
nel numero, lo stesso, che produce
la crescita dei rami,
la facciata leggera di una chiesa,
le spire della chiocciola,
le foglie.
Appena modellato,
la tornitura delle cinque dita,
la foglia dell’orecchio,
l’incocca delle braccia,
l’edificio del piede.
Come fosse la forma delle forme,
l’abisso morfologico nel quale
anche l’aberrazione trova posto,
il misurato orrore del capello
la cui punta si duplica.
Ha braccia di corrente trasparente
e tersa, lunga e pallida sul greto
delle gambe. È un ruscello
dove nuotano i pesci delle orecchie
dolci, lenti, gemelli,
sotto la superficie fibrata del suo sguardo.
Uno vicino all’altro dopo il pasto
stanno i bicchieri degli sposi, congiunti
in una adiacenza nuziale.
Ovunque, contagiando
vestiti e suppellettili
la coppia tradisce il suo passaggio
e lascia dietro sé
cose abbinate, pari, toccantisi
tra loro, testimoni,
paia del mondo.
Ho spesso immaginato che gli sguardi
sopravvivano all’atto del vedere
come fossero aste,
tragitti misurati, lance
in una battaglia.
Allora penso che dentro una stanza
appena abbandonata
simili tratti debbano restare
qualche tempo sospesi ed incrociati
nell’equilibrio del loro disegno
intatti e sovrapposti come i legni
dello shangai.
La terra fuori Ăš bella, bianca, verde e rossa ma dentro Ăš di colore nero, piĂș scura della morte.
WALTHER VON DER VOGELWEIDE
Dalla notte anatomica sale
la nuditĂ .
FĂ©rmati sulla soglia, guardala
luccicare, la moneta,
liscia, polita,
sopra cui distingui
il volto lavorato a sbalzo,
la lega morbida dell’incarnato.
Il profilo sta fermo, non supera
la linea che gli viene assegnata,
miracolosamente trattenuto
trattiene a sĂ© l’immagine,
la chiude nel cerchio del suo prezzo,
nella suprema decapitazione.

Clecsografie

A volte dal disegno floreale
di una tovaglia
sorge un’Europa animata.
Durante il pranzo
tra bottiglie colme
filiforme e ombreggiato spunta
lento il profilo della Grecia
il cigno.
Una barca Ăš una leva e niente Ăš piĂș bello di una barca.
S. WEIL
Una cittĂ  volante, semovente,
in bilico su un bosco
di palafitte, mobile
nell’incanto del peso,...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Poesie 1980-1992
  3. Ora serrata retinae
  4. Nature e venature
  5. Esercizi di tiptologia
  6. Altre poesie
  7. Note
  8. Il libro
  9. L’autore
  10. Dello stesso autore
  11. Copyright
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APA 6 Citation

Magrelli, V. (2016). Poesie (1980-1992) ([edition unavailable]). EINAUDI. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3426907/poesie-19801992-e-altre-poesie-pdf (Original work published 2016)

Chicago Citation

Magrelli, Valerio. (2016) 2016. Poesie (1980-1992). [Edition unavailable]. EINAUDI. https://www.perlego.com/book/3426907/poesie-19801992-e-altre-poesie-pdf.

Harvard Citation

Magrelli, V. (2016) Poesie (1980-1992). [edition unavailable]. EINAUDI. Available at: https://www.perlego.com/book/3426907/poesie-19801992-e-altre-poesie-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Magrelli, Valerio. Poesie (1980-1992). [edition unavailable]. EINAUDI, 2016. Web. 15 Oct. 2022.